TUTTI VOGLIONO ESSERE LORO. E se le sfilate fossero accessibili al pubblico?

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Esclusività. Questa è la parola chiave che rappresenta il lusso, dalle scarpe che sogni avere da sempre, ma che hanno prezzi troppo elevati, a quella sfilata per cui pagheresti – per l’appunto – per vedere dal vivo, ma che probabilmente finirai per vedere sul sito streaming del brand in questione. 

Prima di arrivare al vero clou di questo articolo – ovvero cosa succederebbe se le sfilate fossero accessibili al pubblico e quanto costerebbero – vediamo prima quali sono i principali player che possono avervi accesso. 

Photo: The Attico SS25 Fashion Show

CHI ASSISTE ALLE SFILATE?

Professionisti del settore. I giornalisti, sicuramente, sono una fetta importante di audience che, da quando sono nate le prime fashion week, si sono assicurati un primo posto davanti alla passerella. Ma è sempre così? Beh in realtà no. Dipende dalla testata che rappresenti e da che articolo poi farai uscire come ‘review’ della sfilata in questione.

Content creator. Ebbene sì, con la magia degli smartphone gli influencer che riescono a raggiungere un certo grado di rappresentanza del brand – diventando a volte dei veri e propri ambassador -, hanno la possibilità di documentare ‘onLive’ le nuove collezioni, così come alcuni Vip che secondo la maison di riferimento possono avere valori affini al proprio marchio.

Oltre a loro, troviamo i buyer, figure chiave che partecipano per selezionare i capi da portare nei negozi di tutto il mondo, e gli stylist, sempre alla ricerca di nuovi pezzi per vestire i loro clienti, comprese le celebrità per i red carpet. I fotografi di moda e videomaker immortalano l’evento per le riviste e le pubblicazioni online, mentre i casting director e le agenzie di model management scovano nuovi volti per le passerelle future.

Partecipano anche fashion designer, insieme a creativi e costumisti, sempre in cerca di ispirazione e networking, così come make-up artist e hair stylist professionisti, che osservano le nuove tendenze in bellezza, mentre i professionisti delle Pr e delle agenzie di comunicazione si occupano di garantire la perfetta immagine del brand.

Non mancano gli investitori e i partner commerciali, che valutano il potenziale commerciale delle collezioni, né i fashion scouts e talent manager, sempre a caccia di nuovi talenti da rappresentare o con cui collaborare.

Photo: Buyer at Milano Fashion Week

SE PER ASSISTERE ALLE SFILATE SI POTESSE OTTENERE UN BIGLIETTO?

Ma immaginiamo per un momento uno scenario in cui chiunque possa acquistare un biglietto per una sfilata, come accade per un concerto o uno spettacolo teatrale. I costi dei biglietti sarebbero probabilmente elevati, con prezzi che potrebbero variare da qualche centinaio a diverse migliaia di euro, a seconda del brand e dell’esclusività dell’evento. Inoltre, non sapresti chi potrebbe essere il tuo vicino di posto, il che potrebbe comportare il rischio che un pubblico poco qualificato prenda il posto di un professionista, come un buyer.

Se, però, da una parte per gli appassionati di moda, questa potrebbe essere l’opportunità di realizzare un sogno e per i brand potrebbe rappresentare una nuova fonte di entrate e visibilità, dall’altra parte rendere le sfilate accessibili potrebbe anche diluire la percezione di esclusività del marchio. E torniamo al punto di partenza. Se tutti potessero partecipare, la magia e il mistero che circondano questi eventi potrebbero svanire. La sfida per i brand sarebbe quella di bilanciare l’accessibilità con la necessità di mantenere un’immagine di lusso.

Photo: Prada SS23 Fashion Show Invitation

MA ABBIAMO GIÀ UN ACCESSO DIGITALE

Questo ‘accorciamento’ di distanze con il pubblico, in parte, è già accaduto. Negli ultimi anni, la digitalizzazione delle sfilate ha notevolmente accorciato le distanze tra i brand e il pubblico. Durante la pandemia, molte case di moda hanno trasmesso le loro sfilate in streaming, rendendole accessibili a livello globale. Questo ha permesso a chiunque, da qualsiasi parte del mondo, di assistere alle presentazioni in tempo reale, rompendo le barriere fisiche che tradizionalmente limitavano l’accesso.

Alcuni brand, come Diesel, hanno già sperimentato la vendita di biglietti per le sfilate, spesso per eventi speciali o a scopo benefico. Questo approccio ha riscosso successo, attirando fan e generando copertura mediatica positiva. Vendere biglietti può essere visto come un modo per avvicinarsi ai consumatori, offrendo un’esperienza diretta e memorabile.

Tuttavia, ci sono anche rischi: vendere biglietti potrebbe compromettere, come precedentemente menzionato, l’esclusività percepita del brand e alienare la clientela di lusso che cerca esperienze riservate. I brand dovrebbero valutare attentamente se e come espandere questo modello, magari creando eventi specifici per il pubblico pagante, mantenendo separate le sfilate principali per i professionisti.

Photo: Diesel SS24 Fashion Show. Open to the public

Il futuro delle sfilate di moda potrebbe includere un mix di esperienze esclusive e accessibili. Democratizzare l’accesso può essere una mossa audace che offre sia opportunità che rischi per i brand. In un mondo in continua evoluzione, l’equilibrio tra esclusività e inclusività definirà il futuro del settore.

di Giorgia Dallasio
27 Settembre 2024

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