Colori, monogram e loghi omologati: che strategia usano i brand di moda oggi?
‘Far riconoscere il marchio in un secondo’. Questo è l’obiettivo per tutte le maison di moda, che affiancano i propri prodotti a monogram specifici e colori rappresentativi. Tuttavia, i loghi sembrano aver preso tutti la stessa direzione, o meglio lo stesso font.
Si parla infatti del fenomeno del ‘blanding’ che implica la sostituzione di caratteri corsivi con il font in grassetto sans-serif. Uno stile omologato che facilita il cliente a cogliere immediatamente il nome del brand, ma che rischia di perderne l’essenza. “La triste verità che nascondono tutti questi stratagemmi, magari anche efficaci – afferma la giornalista Giuliana Matarrese – è che si preferisce svuotare una maison della sua storia, anche grafica, piuttosto che riflettere sull’eredità stilistica e sui valori di chi l’ha creata”.
Infatti, molteplici marchi negli ultimi anni hanno abbandonato i loro loghi storici per promuovere versioni “più pulite”, da Balenciaga, Celine, Balmain, Calvin Klein, fino a Bottega Veneta. Si parla di ‘elveticazione’ della moda.
Un cambiamento che riguarda anche i nomi dei marchi come Ferragamo, che recentemente ha tolto il nome del fondatore ‘Salvatore’, così come più indietro nel tempo fece Saint Laurent, togliendo ‘Yves’ e Dior eliminando ‘Christian’. Questo fenomeno, oltre che per interessi commerciali, è spesso associato al cambio di direzione creativa, come è successo qualche giorno fa con Burberry.
Infatti il brand, per introdurre l’esordio del nuovo direttore creativo Daniel Lee ha annunciato un cambio di brand identity, presentando un “nuovo logo Burberry che si ispira agli archivi del brand”, ma che di fatto ha un font simile a quello di prima e a quello di altri. (Al centro della nuova identità sono stati accentuati l’heritage e la britishness dello storico marchio, in cui è presente la parola latina ‘Prorsum’, che significa ‘Avanti’. Burberry Prorsum era, inoltre, anche il nome di una linea di Burberry assorbita poi dalla main line nel 2016, caratterizzata proprio dal logo con il cavaliere).
Se i font si omologano, frutto anche di una digitalizzazione globale che mette internet al centro, ci pensano monogram e colori a far distinguere i brand. È il caso di Valentino, che ha lanciato il colore Pink PP poi denominato da Pantone come nuovo rosa “Pink PP by Valentino”. Il brand aveva integrato il colore per la sua collezione Autunno/Inverno 2022-2023, coprendo l’intero evento di borse, abiti e scarpe in palette monocromatica. Ma non solo, perchè qualche mese fa ha anche annunciato il suo nuovo monogram dal nome Valentino Toile Iconographe. Anticipato durante la sfilata per la P/E 2023 a Parigi, la ‘V’ del fondatore è stata poi ufficialmente lanciata in una campagna per andare a coprire capi e accessori.
Insomma, bastano colori e monogram a distinguere i brand, anche se i font sono sempre gli stessi?
Che ne pensate? Siete pro o contro blanding?
Articolo di Giorgia Dallasio
16 Febbraio 2023