Si chiude il sipario sulla Milano Fashion Week 23/24 che tra debutti, ritorni e sorprese ha lasciato decisamente il segno. Molteplici brand hanno portato una ventata di aria fresca, puntando su novità inaspettate, mente altri hanno frugato tra gli archivi storici combinando innovazione con heritage. Eccone alcuni:
Gucci ha scelto una moquette giallo senape dove far sfilare la prima collezione donna senza la guida di Alessandro Michele, facendo uscire i modelli da un ascensore. Il team creativo ha mescolato i codici in tavola, proponendo silhouette femminili di Tom Ford con la libertà espressiva di Michele. Pellicce faux fur, abiti in pizzo nero, il micro reggiseno di cristalli GG, gonne a tubino e fiori ricamati sulle camicie hanno portato sotto i riflettori una sfilata all’insegna dei ricordi e di tracce passate del proprio Dna, per prepararsi all’arrivo del prossimo direttore creativo a settembre.
Dolce&Gabbana durante questa fashion week ha fatto un puntiglioso lavoro di pulizia dell’”extra” per concentrarsi piuttosto sulla sensualità con bianco, rosso e nero. Niente stampe o colori e luci eccessive in passerella, ma un minimalismo sensuale con calze a rete e tubini. Un erotismo implicito. Il volto del brand rimane sempre Kim Kardashian, in front row alla sfilata con un abito (gonna e top) tempestato di cristalli color rosso fuoco. La mostra a Palazzo Reale Kim Dolce&Gabbana conferma l’importanza della sua presenza per il marchio.
Il rosso è stato scelto anche da Ferragamo, ormai colore rappresentativo del brand. Durante la sua seconda prova, Maximilian Davis propone un défilé che guarda alla Hollywood degli anni ’50, con un tocco di modernità. Oltre al rosso, nero giallo e blu ricoprono i corpi dei modelli gonne a ruota, completi allacciati (per lui) e studiati squarci nei tessuti, facendo intravedere l’iconico rosso.
Seconda prova anche per il direttore creativo Filippo Grazioli da Missoni, che fruga nel passato per modernizzarlo. Una stampa di rose di uno show del 1984 viene ripreso su lupetti in trasparenza e catsuit. Rimane il motivo a zigzag tipico della maison, rielaborato con toni caldi e terrosi, abbinato e accostato con stampe e match sorprendenti. Il motivo viene ripreso anche in versione metallica, elaborato su un maxi cappotto allacciato in vita. Abiti con scolli a V fanno intravedere silhouette aderenti e morbide ponendo al centro la definizione di donna forte, ma al tempo stesso delicata.
Matthieu Blazy per Bottega Veneta ha deciso di narrare storie singole, senza dare coerenza ad un unico racconto. Nell’insieme i suoi 81 look erano diversi, con l’intenzione di portare in scena una polifonia di look differenti tra loro, con, come unico elemento in comune, il know-how italiano. In passerella sfilano vestaglie trasparenti, scarpe da casa, abiti a strati con ricami floreali o deostruiti e gonne “arrotolate” in vita per dare il via ad una “parata in Italia, una processione, uno strano Carnevale, una folla di persone provenienti da ogni luogo e ogni dove”, commenta il designer.
Miuccia Prada e Raf Simons hanno dedicato la sfilata di Prada all’amore e alla “cura”. Ad un anno dallo scoppio della guerra tra Ucraina e Russia, la spilla a forma di giglio bianco, che accompagnava l’invito sembrava essere un segno del cupo anniversario. In passerella emerge l’unione dei due talenti, alternando iconici elementi distintivi. L’atmosfera ruota intorno agli anni ’60, con rivisitazione di parka e montgomery, origami su mini shirt, ballerine a punta (già decretate nuovo must have della stagione), e la rivisitazione delle uniformi.
A distinguersi ci hanno pensato anche i designer emergenti. Andrea Adamo ha portato in scena l’amore per la propria terra natale (Crotone) con colori che richiamano l’argilla, il cemento e la polvere, total nude. Il tailoring sembra incompiuto, dove la costruzione sartoriale rimane libera, con look a tratti sovrapposti. Luca Lin, per la prima volta da solo alla guida artistica di Act n.1 dopo l’addio del co-founder Galib Gassanoff, ha presentato una linea che esplora e omaggia la capacità dell’umano di “guarire, rinascere e immaginare il futuro”. Marco Rambaldi ha fatto sfilare Supernova, in un tripudio di cuori su spacchi spalancati e semi trasparenze in corpi fluidi, mentre Cormio ha scelto un campo da calcio per portare in passerella i suoi concetti di femminilità e femminismo.
E voi quale sfilata avete preferito?
Articolo di Giorgia Dallasio
28 Febbraio 2023